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Pensieri su Ken Roczen e la Suzuki

30 anni, una moto datata, un fisico più volte infortunato. Eppure Roczen è il nuovo leader del Supercross


L'avvio del Supercross regala sempre sorprese. Lo scorso anno ci eravamo stupiti di Plessinger, in testa alla classifica dopo un avvio di stagione molto fangoso che aveva avvantaggiato l'altissimo pilota KTM. Questa volta la sorpresa si chiama Ken Roczen. Il tedesco ha conquistato la vetta della classifica dopo una grandiosa serata nel terzo round di Anaheim 2, dove ha chiuso secondo alle spalle di Lawrence, battagliando come ai tempi migliori. Non ha ancora vinto per il momento, ma è stato il più costante tra i piloti in lotta per il vertice, con un 2-4-2 solidissimo.



Il fatto che Roczen sia in testa al Supercross è un evento degno di nota se si tiene conto di diversi fattori. Per esempio l’età: ad aprile Ken festeggerà i 30 anni e non è più giovanissimo, sebbene questo non sia del tutto un limite, considerando che Tomac ne ha 32 e Anderson (sul podio con Roczen) 31 abbondanti. A rendere Ken diverso è lo sviluppo della sua carriera rispetto a quella degli avversari, trascorsa per metà in Europa (dove ha vinto due titoli MX2) e metà in USA. Questo fa sembrare Roczen più “longevo” di quanto non sia in realtà.



 C’è poi la questione infortuni. Roczen si è fatto male seriamente alle braccia per due anni di seguito, 2017 e 2018, ed è un miracolo già il fatto che sia in pista. Figuriamoci in testa alla classifica. Ma oltre alle fratture, ricordiamo che l’ultimo periodo in Honda fu per lui molto travagliato tra virus non meglio identificati, ritiri anticipati, malesseri. Sembrava un pilota ormai finito, logorato dallo stress, dagli infortuni e dalla lunga carriera.



E qui si arriva alla Suzuki e al Team HEP, non certo una squadra di primo livello. Eppure... Ricordate il periodo in cui Roczen, a seguito della fine del rapporto con Honda, si fece vedere in giro con ogni moto possibile? Uscirono foto e video di lui in sella alla Yamaha, alla Stark VARG, alla Kawasaki, alla Suzuki. Poi Roczen scelse proprio la soluzione all’apparenza più genuina, quella della Suzuki e del Team HEP Motorsport, una squadra valida, ma non certo da primo posto in classifica…



Roczen sembra aver creato con loro un legame speciale. Il pilota di oggi è lontano anni luce da quello col mal di pancia del 2020. Sembra sereno, rilassato e molto determinato. Merito di una situazione, anche familiare, che sembra calzargli a pennello. A dimostrazione che nel motocross la semplicità è ancora un valore.


La Suzuki già con la tabella rossa, in un nostro fotomontaggio
La Suzuki già con la tabella rossa, in un nostro fotomontaggio

Resta di parlare della moto e qui è davvero una bella storia. Suzuki ha di fatto abbandonato le gare di motocross ormai da anni, praticamente dal 2018, con una scelta che fu quasi un controsenso. Dal 2011 al 2017 la RM-Z 450 (ma anche 250) era una moto bellissima, una delle migliori in assoluto. Però non veniva aggiornata da tempo e gli appassionati chiedevano un segnale da parte di Hamamatsu. E vennero accontentati a metà del 2017, con una moto tutta nuova, soprattutto a livello ciclistico, con un diverso telaio e il famoso mono Showa a tre vie. Sin dal primo test capimmo che la moto era stata evoluta, ma con un impegno “relativo”, al punto che non venne sviluppato neppure l’avviamento elettrico. Ma, oltre a questo, non si poteva dire che fosse migliore della precedente. Infatti, non ottenne più grandi risultati nelle comparative e neppure sul mercato. Anche perché, quasi contestualmente al lancio della nuova moto, Suzuki annunciò l’uscita dal Mondiale cross e poi dal mondo USA. Tutt’oggi, sono estranei a qualsiasi attività sportiva. Quello che fa HEP lo fa di tasca propria. Nonostante tutto questo, Roczen con quella moto è competitivo, a confronto con Honda, Yamaha, Kawasaki e KTM che hanno moto di ultima generazione, più che evolute. E questo è un po’ il bello del motocross; un pilota “bollito” in sella a una moto di 7 anni fa, in testa al Supercross USA.



I miracoli esistono, ma forse è meglio dire che si fanno esistere… Per ottenere questi risultati, il team HEP e Ken Roczen hanno lavorato duramente e continuano a lavorare sulla crescita della moto, soprattutto a livello ciclistico. Il tedesco è fin troppo pignolo sulla messa a punto delle sospensioni e lo abbiamo visto tante volte passare da un preparatore all’altro o addirittura da una marca all’altra, anche all’interno della stessa stagione. Questo è ciò che puoi permetterti di fare quando sei un team indipendente ed è forse la chiave di quella serenità di cui parlavamo prima: Ken chiede, HEP lo accontenta, senza tanti diktat da team ufficiale. Pensate che dopo anni con Showa, Ken è passato alle Kayaba alla fine della scorsa stagione Supercross, forse anche per l’incidente sulle whoops in cui scoppiò il mono. Dopo un periodo con Factory Connection, Roczen si è affidato al preparatore californiano REP Suspension. Ma l’avvio non è stato dei migliori. La scorsa estate Ken si è lamentato spesso della moto e anche durante il recente Mondiale WSX ha dichiarato più volte di non essere a posto con le sospensioni, in quel contesto. Era difficile immaginarlo competitivo e a suo agio dopo pochi giorni, invece sembra un altro pilota. Anche in questo senso si lavora con serenità. Dopo San Diego, per esempio, è stato provato un nuovo monoammortizzatore che è stato usato anche nella prima parte di Anaheim 2. Roczen ha però chiesto di tornare al precedente ed è stato accontentato. Da lì, è venuto fuori il risultato...



Quello che sta facendo il tedesco ha dell’incredibile ed è bello poter raccontare storie come queste. Da outsider si sta togliendo grandi soddisfazioni. Lo scorso anno ha vinto la classe MXGP al Nazioni in Francia presentandosi con un camion degli anni 80, ora è in testa al Supercross con una Suzuki con avviamento a pedale. Non sappiamo se alla fine vincerà il titolo o se possa essere addirittura considerato un reale pretendente. Ma ci accontentiamo di sorprenderci, quando e fino a quando sarà possibile. Anche perché, per l’anno prossimo si parla di Ducati…

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