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Test Kawasaki enduro KX250X e KX300X 2025

Stessa base, caratteri diversi. Due moto che grazie alle novità tecniche fanno un passo avanti enorme e sono sempre più apprezzabili per l'enduro nostrano


Da quando sono state lanciate le versioni X nel 2020, Kawasaki è tornata a spingere nell’enduro, dove è un’ottima alternativa alle proposte a 4 tempi del mercato. Non si parla più di moto da cross con il faro, ma di modelli che nascono con un dna enduristico sin dalla fabbrica in Giappone. Al punto da trasmettere sensazioni diverse da quelle delle sorelle KX, più rigide, con un anteriore più alto, motori più esplosivi e sospensioni più sostenute.



Dopo aver visto tornare i primi modelli enduro nelle passate stagioni, adesso il progetto dimostra una importante maturazione con le novità a supporto dei MY 2025. Parliamo di: nuovo telaio perimetrale in alluminio, nuove tarature sospensioni Showa, diverso posizionamento del mono, cassa filtro totalmente ridisegnata con flussi di aspirazione e scarico finalmente rettilinei, diversa distribuzione, nuovi collettore e scarico. A raccordare il tutto una gestione elettronica evoluta, gestibile a manubrio attraverso il nuovo selettore, con due mappe e tre livelli di traction control. Come si vede dall'esterno cambia anche tutta l’ergonomia attraverso le nuove plastiche.




Sulla base delle novità introdotte sulle versioni X lavora KL Service che svolge l’attività di omologatore per l’Europa, andando a “endurizzare” ulteriormente le moto attraverso un kit dedicato. Viene montato un impianto elettrico a gestione del comparto luci, mascherina portafaro anteriore e led posteriore, paramani Racetech, manopole ODI, cavalletto CMV, a cui si aggiungono una serie di proposte optional a catalogo, come l’elettroventola o il paramotore per personalizzare le moto.



In questo test i nostri Marco Gualdani e Jordy Manzoni hanno messo alla prova le KX250X e KX300X, due moto che partono dalla stessa base tecnica e si differenziano per la cilindrata a cui si arriva innestando il gruppo termico Big Bore Extreme di Athena, che prevede un cilindro con alesaggio maggiorato a 85 mm, mantenendo al corsa a 52,2 mm. Nonostante le similitudini, le moto sono risultate diverse al punto da essere indirizzate a due tipologie di enduristi differenti.


COME VANNO

Il primo impatto è molto positivo. Con i nuovi convogliatori l'ergonomia è migliorata e non si parla più di moto fin troppo sottili in mezzo alle gambe, ma standardizzate. Per il resto il feeling è quello delle edizioni precedenti, si confermano moto compatte, con manubrio piuttosto dritto, leve molto sottili.



Parliamo prima della KX250X, una moto rivoluzionata totalmente e che beneficia soprattutto degli aggiornamenti al motore. Fino alla edizione scorsa, il propulsore era un po' vuoto sotto e anche lento a prendere giri, per poi sprigionare una buona cavalleria dai medio alti fino al limitatore. Oggi il ventaglio di utilizzo è aumentato, così come la rapidità a raggiungere gli alti regimi e anche la schiena è migliorata nettamente. Un motore bello da utilizzare, che fa un bel sound, frulla, gira. Ti dà l'impressione di non spingere, ma in realtà fai strada, divertendoti molto. La ciclistica contribuisce a darti fiducia, con un telaio ormai conosciuto che ben si presta anche per fare enduro, grazie a una bella posizione di guida quando di sta in piedi, una ottima stabilità e una buona maneggevolezza. Puoi prendere velocità e continuare a sentirti in pieno controllo della situazione, perché la moto filtra bene le asperità che incontra e non tende a rispondere in modo secco o reattivo alle sollecitazioni. La forcella non è male per scorrevolezza, nettamente migliore di quella utilizzata dalla sorella da cross, anche se l'avantreno ha avuto un comportamento particolare, soprattutto a confronto con la sorella, come vediamo qui sotto.



Passiamo alla KX300X allora che, da subito, si dimostra diversa in numerosi aspetti, nonostante la stessa base tecnica. Non aumenta solo la potenza, cambia molto l'erogazione del motore, nettamente più pronta anche se si sbaglia marcia. Il tiro è maggiore in ogni reparto, la moto va davvero forte, ma senza essere "esplosiva" come la versione precedente, fin troppo pronta al primo tocco di gas. Cambia molto anche la dinamica, con la maggiore inerzia che porta l'anteriore a lavorare diversamente, mantenendolo più basso rispetto alla sorella 250 che (nonostante gli stessi identici click) ha un assetto più "racing" con anteriore più alto e posteriore più basso. La 300 è più bilanciata e offre un anteriore più sincero anche per un utilizzo amatoriale, mentre la 250 richiede un pizzico di velocità in più per far lavorare la forcella e godere di un migliore bilanciamento.



Volendole inquadrare nel mercato possiamo parlare di moto dedicate a un pubblico giovane e smaliziato, che utilizza la moto con dinamismo e si toglie anche lo sfizio di andare a correre la domenica. Non diremmo che siano moto perfettamente a target con un pubblico con qualche anno in più sulle spalle che va a fare la passeggiatina con gli amici nel fine settimana; ma nel qual caso, consiglieremmo la 300. Per un pubblico più giovane e agile, invece, la 250 è perfetta e saprà regalare grosse soddisfazioni. Nel complesso, danno il loro meglio in un enduro scorrevole e veloce, mentre nel tecnico (senza scendere nell'estremo) sono meno nel loro habitat naturale e richiedono un po' di impegno in più da parte di chi le guida.



Gli aspetti migliorabili, per entrambe, sono nelle mappature fin troppo simili nella risposta tra hard e soft, nel comportamento del freno posteriore un po' "spugnoso" e nel fatto di aver accusato qualche spegnimento di troppo quando siamo scesi tanto di giri in certi punti particolarmente tecnici.

Nel complesso le due moto ci hanno convinto per il grossissimo passo avanti fatto rispetto alle precedenti versioni, soprattutto per la KX300X. Sotto, potete vedere il nostro video test.




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